La tecnica di Bayes porta il Koelliker su “Neuroinformatics”
È il metodo statistico utilizzato dal gruppo di ricerca che riunisce la Neuroradiologia dell’ospedale e l’Università di Torino nello studio di malattie come autismo, schizofrenia e disturbo ossessivo- compulsivo. Il dottor Segio Duca: «Valorizziamo in questo modo la parte clinica del nostro lavoro».

Un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “Neuroinformatics” è il risultato più recente del gruppo di ricerca “GCS-fMRI” che riunisce la Neuroradiologia dell’ospedale Koelliker e un gruppo di ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Torino. Da circa quindici anni il gruppo di lavoro porta avanti un’importante attività di ricerca scientifica e collabora con alcuni dei più prestigiosi Atenei mondiali: l’utilizzo della tecnica statistica di Bayes per stimare la probabilità di attivazione di una certa patologia è, in particolare, l’oggetto del recente articolo che ha coinvolto anche il “Texas Health Science Center” dell’Università di San Antonio, Texas.
«Assai meno utilizzata di quella tradizionale, la tecnica statistica di Bayes consente di ottenere risultati altrettanto significativi, ma con un numero di dati molto inferiore. Ecco perché si rivela ideale per lo studio delle malattie rare, dove la casistica dei pazienti non è sempre così ricca», spiega il professor Tommaso Brischetto Costa dell’Università degli Studi di Torino. La tecnica di Bayes è stata perciò utilizzata in modo efficace in diversi studi realizzati al Koelliker: «Autismo, schizofrenia e disturbo ossessivo-compulsivo sono gli ambiti principali che la nostra ricerca ha condotto utilizzando questa tecnica e ottenendo risultati che sono stati a loro volta pubblicati su riviste specializzate di statura internazionale», conferma il dottor Sergio Duca, responsabile della Diagnostica per immagini del Koelliker.
Il GCS-fMRI si riunisce ogni settimana al Koelliker per portare avanti le ricerche. «Questo gruppo di lavoro è di livello assoluto, storicamente riconosciuto e apprezzato a livello nazionale e internazionale - sottolinea il professor Costa Brischetto -. Ancora prima che l’Università si dotasse di una Risonanza magnetica, qui si facevano ricerche scientifiche di neuro imaging che sono diventate importanti punti di riferimento per l’intera comunità».
Un’attività che testimonia la bontà del lavoro svolto negli anni al Koelliker: «La parte clinica si valorizza perché non si appiattisce sulla routine – conferma il dottor Duca -, ma ottiene uno stimolo continuo nel capire quali sono gli strumenti utili a individuare e apprezzare la crescita dell’interpretazione sulle malattie neurologiche. Questo è un Centro di ricerca di neuro imaging che utilizza tecniche avanzate: il cervello non è più fatto di stanze separate come pensavamo una volta, ma da una rete di centri che si attivano o deattivano tra loro. Ed è questo che dobbiamo studiare: la correlazione tra i vari centri e qual è la probabilità che lesi questi centri si abbiano malattie diverse, anche quando i centri lesi sono gli stessi. L’interrelazione tra queste “isole” crea patologie diverse, comprenderle e interpretarle è il nostro obiettivo».